Itinerario Trekking 8 – Percorso Pietrarubbia – Partenza Ponte Cappuccini
Ponte Cappuccini Ca’ Mancino Pietrarubbia Castello Pietrafagnana Montale Ponte Cappuccini
Dslivello: 110 m circa – Difficoltà:T
Sentieri CAI: 107 – 108
Durata 3h 30min.
Un’altra escursione ad anello di medio-bassa difficoltà che passa per buona parte su antiche stradine e mulattiere contornate da variegate siepi spontanee (biancospino, rosa canina, sanguinello, rovo, berretta da prete, prugnolo, caprifoglio, vitalba, …) e attraversa punti di notevole valore storico-culturale e paesaggistico, come il borgo di Pietrarubbia e Pietrafagnana.
Il percorso inizia a Ponte Cappuccini, piccolo paese sulla strada provinciale Montefeltresca, sede di un antico convento di frati cappuccini, da cui il nome della frazione.
Si fa base nel parcheggio nei pressi del Centro Visite, e, lasciatolo sulla destra, si segue il marciapiede e dopo pochi minuti si volta a destra (cartello indicativo) imboccando una strada che diventa poi sterrata.
Si attraversa un fosso (torrente Apsa), poi la stradina prosegue gradatamente in salita attraverso la campagna.
Arrivati all’asfalto si prende a destra e poi subito a sinistra ritrovandosi nel borgo rurale di Ca’ Mancino e si continua a scendere imboccando un’altra sterrata.
Si supera un piccolo rigagnolo, presso il quale si può sentire il rinfrescante profumo della menta d’acqua, e si sbocca su una stradina asfaltata.
Dopo aver proseguito gradatamente in salita per poco più di 100 m si volta a destra per una vecchia stradina che funge da scorciatoia, ormai quasi invasa dalla vegetazione; si riprende poi la strada precedente che ci conduce fino ad un pittoresco borgo di origine medioevale ristrutturato, Pietrarubbia.
Questo luogo, sede di un antico castello, la cui torre principale ancora conservata sopra un alto sperone di conglomerato, sembra fare da guardiana all’intera vallata sottostante, ospita vari musei ed un albergo ristorante.
Dopo aver visitato il borgo si torna leggermente indietro e si volta verso Sud-Est per una sterrata, sentiero CAI 108, che sale gradatamente all’ombra fiancheggiando le creste di conglomerato, che rimangono a sinistra.
Quando la visuale si apre, si va verso Sud-Ovest attraversando delle recinzioni di filo spinato e lasciando sulla destra un laghetto di abbeveramento del bestiame, sul quale, dalla fine di maggio, si possono osservare diverse specie di libellule.
Tenendo sempre la destra, dopo breve tempo si finisce su una strada bianca (occorre superare un’altra recinzione), e ci si dirige verso le sagome squadrate del Sasso Simone e Simoncello che occupano l’orizzonte, mentre in alto sulla destra compare una bizzarra formazione rocciosa che ricorda una rocca con la sua torre oppure un dito che punta verso l’alto: Pietrafagnana.
Una volta che si è quasi lasciato il Ditone alle proprie spalle, si può prendere una traccia che sale fra le “morbide” rocce e raggiungere la cima.
Il panorama da ammirare è molto vasto: il castello di Pietrarubbia a Est, la dorsale Catria-Nerone a Sud, i due Sassi a Ovest, la Costa dei Salti a Nord-Ovest e San Marino a Nord-Est.
Fra queste pietre da maggio ad agosto, si possono notare le fioriture di varie piantine rupicole come: l’erba pignola (Sedum album e Sedum acre), l’elicriso (Helichrisum italicum) che profuma di liquirizia, il bellissimo garofanino (Dianthus silvestris) e l’aromatico timo (Thymus serpyllum).
La strada bianca finisce sulla provinciale; a questo punto conviene passare a sinistra davanti ad un ristorante, si attraversa l’asfalto e si segue una sterrata che sale per una collina argillosa (Montale) verso la Costa dei Salti.
Si sta camminando sulla formazione delle Argille Varicolori, particolarmente evidenti in questa zona dopo le arature con le loro colorazioni rosse, verdi, grigie, bianche, che di tanto in tanto regalano alla superficie le “scodelle del diavolo”, formazioni di Calcite dalla caratteristica forma piatta e leggermente concava.
Arrivati ad un bivio si procede a destra, in discesa, sentiero CAI 107, percorrendo un tratto dell’antica strada Romea, via di pellegrinaggio che collegava Rimini a San Sepolcro.
Quando ci si ritrova sull’asfalto, nei pressi del convento di San Silvestro, si prende a destra, ritornando al punto di partenza.
Il Borgo di Pietrarubbia
Pietrarubbia deriva da Petra Rubea e deve il suo nome alla particolare colorazione rossastra della roccia di conglomerato su cui il borgo si poggia.
Il castello, che secondo alcune fonti sembra risalire all’anno 1000, fu un vero e proprio “nido d’aquile” da cui i conti di Montefeltro estesero la loro influenza verso la bassa Romagna e l’alta Marca.
Nel 1250 i Montefeltro si divisero politicamente e dal ramo Ghibellino di Urbino si staccò il ramo guelfo dei conti di Pietrarubbia.
Questa famiglia subì vicende tragiche: nel 1281 il loro castello fu assalito ed incendiato e nel 1298 furono quasi completamente sterminati dai loro sudditi in rivolta.
Dopo la loro estinzione, considerata nel 1353, la rocca di Pietrarubbia passò sotto il diretto controllo della chiesa e poi ai conti di Urbino.
Oggi di questo antico castello possiamo ammirare la torre principale (forse il mastio della rocca), la vecchia torre campanaria ed il borgo, completamente ristrutturato.
All’interno del borgo, possiamo visitare l’antica chiesa di San Silvestro, il museo delle ceramiche ritrovate sul posto, il complesso siderurgico medioevale (l’unico ritrovato completo in Italia), un museo naturalistico-multimediale, e interessanti esposizioni di sculture in metallo, alcune delle quali eseguite dal celebre artista Arnaldo Pomodoro.
Uno dei palazzi, quello del Vicariato è stato trasformato in un’accogliente locanda.
Pietrafagnana
Pietrafagnana, chiamata anche Ditone è una particolare e bizzarra formazione rocciosa che sembra appunto imitare un dito che punta verso l’alto.
Qualcuno in lontananza potrebbe scambiare la sagoma per un castello, visto che riproduce perfettamente una rocca con la sua torre.
In realtà e tutto frutto dell’erosione naturale, che ha messo in rilievo strati verticali di conglomerato, isolandoli dalle rocce più tenere.
Questi conglomerati, vecchi di 5-6 milioni di anni, sono formati da numerosi ciottoli derivati da trasporto fluviale, cementati assieme, con matrice arenacea.
Anche Pietrafagnana come la non lontana Pietrarubbia era sede di un insediamento fortificato; a testimonianza di ciò rimane qualche intaglio nella roccia e tracce di malta.
Ma nella memoria popolare è soprattutto luogo di storie e leggende: si narra che lo strano monolite è il dito del diavolo mutato in roccia per punizione Divina, mentre un’altra storia racconta di un misterioso tesoro trovato da una povera pastorella proprio in mezzo a queste rocce, che le fu poi sottratto dal suo avido padrone.
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