Il Parco è dimora di numerose specie di animali selvatici: se la Volpe è il carnivoro più comune, non mancano il Tasso, il quale scava nei boschi le sue caratteristiche tane, la piccola e agile Donnola, la Faina e la Puzzola, mustelidi con spiccate abitudini notturne. Il più piccolo e il più diffuso tra gli ungulati è il Capriolo; la sua presenza era sporadica fino a 30 anni fa, mentre ora è si trova in tutto l’Appennino; la sera all’imbrunire o nel primo mattino è facile vederlo uscire dal folto della boscaglia per nutrirsi nelle radure e negli incolti. Il Daino, il cui incontro è meno frequente, si distingue dal capriolo per la maggior taglia e per il palco palmato. Il Cinghiale si trova, come in quasi tutto l’Appennino, grazie ad immissioni di esemplari provenienti dal centro Europa, a scopo venatorio, avvenute decenni fa. Tra i mammiferi più piccoli, sono frequenti lo Scoiattolo e il Topo selvatico che, nella zona di rimboschimento del Monte Carpegna, trovano nutrimento nei semi contenuti nelle pigne, mentre non mancano il Toporagno, l’Arvicola, il Moscardino, ghiotto di nocciole, il Ghiro, la Talpa comune ed il Riccio. Anche l’Istrice, il più grande roditore della fauna italiana, abita il territorio del Parco Naturale così come la Lepre, presente soprattutto nelle zone ecotonali; ricordiamo, inoltre, la presenza di diverse specie di chirotteri, soprattutto Rinolofi e Vespertili. Tra gli anfibi, possiamo annoverare il Tritone crestato e quello punteggiato, la Rana rossa e la Rana verde, la Raganella ed il Rospo comune che si possono incontrare negli stagni effimeri e negli abbeveratoi nei pressi dei pascoli, mentre il Geotritone predilige anfratti umidi e freschi. Al di fuori del Parco, ma comunque in prossimità del Sasso Simoncello, è stata osservata anche la Salamandra pezzata. La Vipera comune è l’unica specie di serpente velenoso presente nell’area; altri rettili presenti sono: il Biacco, il Saettone, la Biscia dal Collare, la Lucertola muraiola e campestre, il Ramarro, la Luscengola e l’Orbettino.
Se ieri l’immaginario collettivo lo identificava nell’essere malefico e pericoloso delle fiabe, oggi il lupo diviene il simbolo della conservazione, contrapposta all’attività dell’uomo quale agente trasformatore: l’animale ha saputo colonizzare nuove aree, adattandosi a nuovi ambienti, a volte molto antropizzati, e a nuove prede.
Un insieme di concause ha contribuito a favorire il progressivo reinsediamento del lupo nei territori appenninici: dagli immediati effetti della legge di protezione dell’animale, alle accorte politiche gestionali di indennizzo danni per gli allevatori. Inoltre, il graduale abbandono delle campagne da parte dell’uomo e la diminuzione di attività agro-pastorali, hanno comportato il venir meno della necessità dì mantenere i pascoli a disposizione delle specie domestiche allevate, aumentando così esponenzialmente il numero di spazi indisturbati da subito colonizzati da quegli animali selvatici che costituiscono le prede di elezione per il lupo.
Varie sono le specie di rapaci che si possono osservare, in periodi e ambienti differenti: lo Sparviere, piccolo rapace dal comportamento elusivo, legato ad aree boschive; l’Astore, simile allo Sparviere, ma di dimensioni maggiori, anch’esso legato ad ambienti forestali, ma piuttosto raro nel Parco. Più facili da avvistare perché più confidenti e comuni, sono il Gheppio e la Poiana; il primo lo si può osservare mentre si libra nell’aria nell’attitudine dello “spirito santo” in attività di caccia, su prati e pascoli; la seconda mentre disegna ampi cerchi nel cielo emettendo il suo verso caratteristico. Se si è fortunati e attenti, è possibile avvistare: l’Aquila reale, il Falco pellegrino e il Lanario che, pur non nidificando nella zona, ne frequentano le aree aperte in attività di caccia. Con l’arrivo della bella stagione si possono osservare i migratori, che dopo aver passato l’inverno in Africa, tornano ad occupare i territori del Parco e delle aree limitrofe. È possibile allora incontrare il Biancone, grande rapace dal piumaggio candido, mentre sorvola il territorio di caccia alla ricerca di serpenti; il Lodolaio, piccolo falchetto leggero e veloce che con rapide virate cattura le sue prede in volo, il Falco pecchiaiolo e l’Albanella minore in perlustrazione sugli ampi spazi aperti. Altri rapaci sono solo di passaggio durante la migrazione, come il Falco di palude; altri invece come l’Albanella reale si possono osservare in inverno su prati e pascoli, anche nei pressi di centri abitati. Al calare della sera il Parco si popola di altri cacciatori: i rapaci notturni. Tra questi si osservano maggiormente il Barbagianni e la Civetta, che legati a ruderi e case disabitate, frequentano generalmente anche i centri abitati; in realtà queste due specie sono attive anche prima del tramonto e si possono avvistare mentre cacciano all’agguato le loro prede in ambienti aperti, da terra o da posatoi quali piante, fili della luce, ecc. Meno evidente, è presente nel Parco anche il Gufo comune, osservabile di notte mentre caccia in ambienti aperti o di giorno mentre riposa su alberi o filari. Infine, stando fermi in un punto del bosco ed imitandone il verso, è facile udire ed avvistare l’Allocco, che credendovi un suo conspecifico, risponde deciso, informandovi che quel territorio è suo.
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